L’anima dell’Acqua

Anno: 2008
Committente: Fondazione DNArt e Regione Lombardia
Dove: Palazzo Reale, Milano

Il tema di questa mostra, l’ACQUA, viene indagato in molteplici modi e sotto differenti lenti di ingrandimento ma tutti accomunati dalla riflessione dell’aspetto antico e ancestrale che ci fa comprendere il suo significato simbiotico e archetipico.

La mostra permette di indagare e riflettere sul tema dell’acqua attraverso canali che intrecciano il piano dell’arte, la storia del pensiero, l’immagine e i simboli che all’acqua sono associati. All’interno delle stanze al visitatore è concesso di navigare lungo vie d’acque metaforiche che riconducono alle origini e rintracciare il rapporto tra l’uomo e l’acqua in una relazione vitale continua.

Le opere sono varie e vanno, per citarne alcune, dal ‘Narciso’ del Caravaggio, all’ “Amore alle fonte della vita” di Giovanni Segantini, dalle pitture pompeiane al più contemporaneo “Armadio dell’acqua nera” di Fabrizio Plessi.

Allestimento

La mostra l’Anima dell’ Acqua, ha occupato sette sale del piano primo di Palazzo Reale, quelle che si affacciano all’interno del cortile principale, sui lati nord-est e nord-ovest e si è articolata in sei sezione ed un piccolo book-shop sovrapposto all’uscita della mostra stessa. Le sezioni erano le seguenti:

  • la Cosmogonia
  • la Maternità
  • la Bellezza
  • il Viaggio
  • la Trasformazione
  • la Purificazione.

Il sistema allestitorio comune a tutte le sale prevedeva la formazione di una doppia parete di altezza pari a 3 metri lineari: una prima parete a vista con bucature in corrispondenza di ogni oggetto esposto, in cartongesso tinteggiato ed una parete retrostante sempre in cartongesso, entrambe in classe 1, utilizzata per appendere  quadri o per definire nicchie dentro le quali alloggiare oggetti di vario materiale.

Le pareti per ogni sala realizzavano un differente segno geometrico: dalla sala ellittica della “Maternità” a quella ottagonale dalla Purificazione.

In termini più di dettaglio le nicchie con oggetti di piccole dimensioni o necessitanti di opportuna protezione erano chiuse con un vetro a filo della prima parete tale da garantirne la sicurezza; viceversa, per l’ esposizione di quadri non necessitanti di una particolare protezione, il quadro era visibile attraverso la bucatura illuminata della prima parete intesa come “cornice” virtuale del quadro stesso. Oltre al sistema perimetrale, l’ allestimento prevedeva un’ esposizione degli oggetti nella parte centrale di alcune sezioni attraverso,ad esempio, la realizzazione di strutture ad L sempre in cartongesso che da un lato ospitavano i quadri e dall’altro erano costituite da specchi atti a disorientare il visitatore per creare appunto l’effetto di un “labyrinthus”.

L’illuminazione di tutte le sezioni era realizzata di bel nuovo, nel senso che il sistema espositivo non prevedeva di utilizzare il sistema di illuminazione in dotazione delle singole sale.